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La libera stampa, “cane da guardia della democrazia “

Immagine in evidenza di Gabriele Cataldi

Ogni anno, il 3 maggio, il mondo celebra la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, un’occasione importante per riflettere sul valore dell’informazione libera, sulla sicurezza dei giornalisti e sul diritto di tutti noi ad essere informati in modo corretto e trasparente. La libertà di stampa è un principio fondamentale della democrazia: significa che i giornalisti possono svolgere il loro lavoro senza subire censure, pressioni o minacce, anche quando raccontano fatti scomodi o denunciano situazioni ingiuste. Significa poter scrivere, parlare, informare e anche criticare, nel rispetto della verità e della responsabilità. Senza libertà di stampa, le persone non possono sapere cosa succede davvero nel loro Paese o nel mondo. E dove manca l’informazione libera, spesso c’è anche una mancanza di diritti e di giustizia. Non a caso Thomas Jefferson definì la stampa” il cane da guardia della democrazia “. La Giornata Mondiale della Libertà di Stampa è stata proclamata nel 1993 dalle Nazioni Unite, su richiesta dell’UNESCO, proprio per ricordare quanto sia importante proteggere la libertà dei media e rendere omaggio ai giornalisti che ogni giorno rischiano la vita per raccontare i fatti e denunciare le violazioni dei diritti umani. Il 3 maggio è una data simbolica: ricorda la Dichiarazione di Windhoek, un documento firmato nel 1991 in Namibia, che chiedeva media liberi, indipendenti e pluralisti in Africa, e che oggi rappresenta un punto di riferimento per tutto il mondo. Purtroppo, la libertà di stampa non è garantita ovunque e anche nei Paesi democratici può essere messa in pericolo. Ogni anno, organizzazioni come Reporter Senza Frontiere pubblicano una classifica mondiale della libertà di stampa, e i risultati spesso non sono incoraggianti. In molti Paesi, i giornalisti vengono minacciati, arrestati o uccisi per aver raccontato la verità. Internet e i social media sono spesso usati per diffondere disinformazione o per attaccare chi lavora nell’informazione. Ci sono governi che controllano i media e impediscono la diffusione di notizie indipendenti. Anche in Europa, Italia compresa, ci sono casi in cui i giornalisti sono vittime di querele temerarie, minacce mafiose o pressioni politiche. Per capire meglio quanto nel mondo la libertà di stampa sia ancora fragile, bastano due esempi concreti: l’uccisione di Jamal Khashoggi e le minacce a Federica Angeli. Kashoggi era un giornalista saudita molto noto, che collaborava con il Washington Post. Era critico verso il governo del suo Paese e per questo, nel 2018, è stato brutalmente ucciso all’interno del consolato saudita di Istanbul. Il suo omicidio ha scosso l’opinione pubblica internazionale e ha mostrato quanto possa essere pericoloso fare informazione in certi contesti. Federica Angeli è una giornalista italiana che da anni denuncia le attività criminali della mafia a Ostia, vicino Roma. Per il suo lavoro, vive sotto scorta dal 2013, dopo aver ricevuto numerose minacce di morte. Il suo coraggio è un esempio, ma dimostra anche che, purtroppo, neanche nel nostro Paese i giornalisti sono sempre al sicuro quando indagano su verità scomode. La   scuola è il luogo dove impariamo a pensare in modo critico, a distinguere tra fatti e opinioni, tra verità e fake news: è dunque molto importante che a scuola si parli di libertà di stampa, per diventare cittadini consapevoli, abituati a non accettare passivamente quello che leggono online o vedono in TV, ma a farsi delle domande, a cercare fonti attendibili, a informarsi in modo responsabile. Inoltre, è importante educare al rispetto del lavoro giornalistico: dietro ogni notizia, ogni servizio o reportage, c’è impegno, passione e spesso anche coraggio. Difendere la libertà di stampa significa difendere la democrazia, e ognuno di noi può fare la sua parte. Anche noi giovani possiamo diventare “sentinelle della verità”, iniziando dal nostro piccolo: scrivere articoli per il giornalino scolastico, raccontare storie vere, rispettare chi ha opinioni diverse, e soprattutto non smettere mai di cercare la verità. Il 3 maggio non è solo una ricorrenza: è un richiamo alla coscienza di tutti noi. Perché senza informazione libera, non c’è futuro libero.

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