MAGAZINE DIGITALE "Einaudi-Pareto"

ATTUALITA'

Congedo di paternità in Italia: luci e ombre

Sempre più uomini oggi desiderano vivere pienamente il proprio ruolo di padri, impegnandosi attivamente nella cura e nella crescita dei figli. Questi padri vogliono essere presenti nella quotidianità dei figli, portandoli all’asilo o accompagnandoli dal pediatra. Tuttavia, si trovano spesso a fare i conti con una serie di ostacoli che rendono difficile trasformare questo desiderio in realtà. Il congedo di paternità obbligatorio, con le sue regole rigide e la sua durata limitata, non risponde adeguatamente alle loro esigenze di partecipazione attiva.

Il congedo di paternità obbligatorio è un periodo di 10 giorni di astensione dal lavoro riconosciuto ai padri lavoratori dipendenti, pubblici e privati. Può essere fruito dai 2 mesi prima fino ai 5 mesi dopo la nascita del figlio, anche in caso di morte perinatale, adozione, affidamento o collocamento temporaneo. Questo congedo, previsto dal D.lgs. 151/2001, ha lo scopo di promuovere una più equa condivisione delle responsabilità familiari e di favorire un legame precoce tra padre e figlio. È distinto dal congedo di paternità alternativo, che spetta solo in caso di morte, grave malattia o abbandono da parte della madre. Con il D.lgs. 105/2022, sono state introdotte importanti novità: sanzioni da 516 a 2.582 euro per i datori di lavoro che ostacolano il diritto al congedo e l’estensione fino a 11 mesi del congedo complessivo per i nuclei monogenitoriali, in caso di decesso, inabilità o mancato riconoscimento da parte dell’altro genitore.

In un’indagine “L’opinione degli italiani sul congedo di paternità”, realizzata dall’Osservatorio D in occasione della Festa del Papà nel 2024,sono stati approfonditi i sentimenti e le opinioni di uomini e donne riguardo ai congedi parentali e alla paternità. Lo studio, frutto della collaborazione tra Valore D e SWG, mirava a capire le percezioni e le attitudini della società italiana sui temi di diversità, equità e inclusione. Otto persone su dieci hanno ritenuto il congedo di paternità positivo per l’equilibrio della vita familiare e per la crescita come genitore. Tuttavia, molti uomini hanno espresso preoccupazioni riguardo alla carriera (36%) e al bilancio familiare (24%). Lo studio ha mostrato un forte desiderio dei padri di essere più presenti alla nascita dei figli, ma evidenziato anche che persistono timori culturali, legati alla percezione del congedo come un ostacolo alla carriera.

La Legge di Bilancio 2025 introduce novità sul congedo parentale, mirando a favorire la natalità e supportare le famiglie, migliorando la conciliazione tra lavoro e vita privata. Le misure offrono più opportunità di congedo per entrambi i genitori, ma promuovono una maggiore partecipazione dei padri, ma persistono preoccupazioni che le interruzioni legate alla maternità possano continuare a penalizzare le donne, rafforzando la percezione di una minore disponibilità lavorativa femminile. Il congedo di paternità consente al padre di essere presente nei primi giorni di vita del neonato, rafforzando così la relazione affettiva fin da subito. Questa vicinanza non solo aiuta a ridurre lo stress legato alla nuova responsabilità genitoriale, ma offre anche un sostegno concreto alla madre e contribuisce positivamente allo sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino.

I nuovi padri stanno cambiando radicalmente il loro punto di vista, vivere pienamente la propria paternità e costruire un legame profondo con i figli è visto come un diritto da rivendicare, non solo come un dovere da assolvere. Questo cambiamento riflette chiaramente l’evoluzione della società e il desiderio delle nuove generazioni di superare modelli familiari del passato. Molti di loro sono cresciuti con padri presenti solo nei fine settimana o durante le vacanze estive, e oggi vogliono un coinvolgimento diverso. Lo confermano anche i dati: il 67% dei giovani tra i 18 e i 34 anni ritiene positivo che anche i padri si occupino dei figli piccoli, senza temere giudizi o stereotipi. Sette persone su dieci riconoscono che il congedo di paternità può contribuire all’uguaglianza di genere, promuovendo una distribuzione più equa delle responsabilità di cura. Parlare di diritti e inclusione significa anche coinvolgere gli uomini, favorendo un cambiamento profondo e duraturo. Un cambiamento che passa attraverso leggi aggiornate, pratiche aziendali virtuose, un nuovo modo di comunicare e, soprattutto, la volontà di superare modelli obsoleti, aprendo la strada a una società più equa e inclusiva per tutti.

Lascia una risposta