Nel cuore della Sicilia occidentale, circondata dalle acque placide della laguna dello Stagnone di Marsala, sorge una piccola isola carica di storia e mistero: Mozia, anticamente conosciuta come Motya. Abitata dai Fenici già nell’VIII secolo a.C., quest’isola rappresenta uno dei siti archeologici più importanti del Mediterraneo, tanto da essere definita, a buon diritto, un vero e proprio museo a cielo aperto. I Fenici, grandi navigatori e commercianti originari dell’attuale Libano, giunsero sulle coste siciliane alla ricerca di approdi sicuri per i loro scambi commerciali. Mozia fu uno dei primi insediamenti fenici in Sicilia, favorita dalla sua posizione strategica tra Oriente e Occidente. La laguna dello Stagnone offriva un naturale sistema di difesa e un porto riparato, elementi ideali per lo sviluppo di un centro commerciale fiorente. L’isola fu fortificata con possenti mura di cinta, in parte ancora visibili oggi, e suddivisa in quartieri abitativi, aree sacre e strutture portuali. Nonostante le sue dimensioni ridotte, Mozia vantava una sorprendente complessità urbanistica, frutto dell’ingegno fenicio e del continuo scambio con le altre culture mediterranee. Oggi l’isola è interamente visitabile a piedi, e camminare tra i suoi sentieri significa fare un viaggio indietro nel tempo. Il tophet, uno dei ritrovamenti più controversi e affascinanti, è un santuario all’aperto dove si compivano riti religiosi; sono state ritrovate urne contenenti resti combusti, attribuiti sia ad animali che, secondo alcune interpretazioni, a bambini offerti in sacrificio. Non meno interessante è il Kothon, un bacino artificiale rettangolare, che un tempo si pensava fosse un porto interno, ma che recenti studi interpretano come un luogo sacro legato ai riti dell’acqua. Accanto al Kothon sorgeva un tempio, e l’intero complesso mostra la raffinatezza della cultura fenicia e la sua profonda religiosità. La Casa dei Mosaici, invece, testimonia il passaggio alla cultura greca: qui sono ancora visibili i resti di pavimenti decorati, segno dell’evoluzione stilistica e culturale avvenuta nei secoli successivi alla fondazione. Uno dei simboli più noti dell’isola è senza dubbio la celebre statua del Giovane di Mozia. Rinvenuta nel 1979, questa scultura in marmo rappresenta un giovane uomo in posa dinamica, con una veste leggera che ne evidenzia l’anatomia. Risalente al V secolo a.C., è considerata uno degli esempi più raffinati della scultura greca classica. Il fatto che sia stata trovata a Mozia, un insediamento fenicio, dimostra quanto profondo fosse l’interscambio culturale tra i popoli dell’epoca. Oggi la statua è custodita nel Museo Whitaker, situato al centro dell’isola, all’interno della villa costruita dal mecenate inglese Joseph Whitaker: fu proprio lui, appassionato di archeologia, a rilanciare l’interesse per Mozia agli inizi del Novecento, avviando scavi e proteggendo l’area archeologica. Ma Mozia non è solo un sito archeologico: è un luogo dell’anima, un piccolo paradiso dove il tempo sembra essersi fermato.
Mozia: un museo a cielo aperto

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