MAGAZINE DIGITALE - La Voce del Cambiamento

PERSONE E PERSONAGGI

Leonardo da Vinci: il poliedrico genio da imitare

Immagine in evidenza tratta dal web

Leonardo da Vinci è considerato un esempio unico della genialità umana. Anche se oggi è noto soprattutto per le sue opere pittoriche, come la Gioconda esposta al museo del Louvre a Parigi, e per i suoi studi di anatomia e di ingegneria, il suo genio eccelse in numerosi altri campi: infatti si occupò anche di filosofia, di architettura e di scultura, di botanica, di astronomia e di cartografia, di geologia e di matematica.

Leonardo nacque nel 1452 a Vinci: era il figlio illegittimo di un notaio e di una contadina e pertanto non ricevette mai un’adeguata istruzione, ma ciò fu un bene, perché i figli legittimi dovevano seguire la stessa carriera del padre e invece il grande artista e inventore poté seguire liberamente le sue inclinazioni. 

Da giovane, sotto la guida dell’artista Andrea del Verrocchio, proprietario di una delle più famose botteghe d’arte di Firenze, imparò le tecniche di scultura e pittura riuscendo, anni dopo, a superare il maestro.

Per rendere le sue opere il più possibile realistiche, cominciò a studiare l’anatomia umana a partire dal 1488, come testimoniano i suoi appunti. I suoi studi sui corpi dei defunti gli permisero inoltre di smascherare i chiromanti: notò infatti che le linee della vita di persone morte alla stessa età erano differenti.

Famose sono anche le sue opere belliche finanziate da Ludovico Sforza, fra le quali ricordiamo il veicolo blindato chiamato il “carro armato di Leonardo”, che però non venne mai utilizzato a causa della sua scarsa praticità, e le grandi versioni delle armi a mano, come la balestra gigante.

Un aspetto poco conosciuto del grande genio toscano è il suo amore per la musica che Leonardo considerava un’arte sorella della pittura: entrambe hanno come fondamento l’armonia, ma mentre la pittura rimane davanti agli occhi dello spettatore e “non muore immediate dopo la sua creazione” (dal “Trattato di pittura” di Leonardo), la musica scompare nello stesso istante in cui viene eseguita e, pur essendo capace di emozionare e commuovere, non lascia alcuna traccia di sé.

Leonardo però non si limitò all’esame teorico delle caratteristiche della musica, si dedicò anche allo studio degli strumenti e da giovane imparò a suonare la lira, divenendo, come testimonia il Vasari, un grande virtuoso dello strumento. Inoltre perfezionò e inventò nuovi strumenti musicali: quando, nel 1482, si recò a Milano, regalò a Ludovico il Moro, signore della città, una lira con la cassa armonica a forma di testa di cavallo da lui stesso progettata e costruita in argento in modo da amplificarne il timbro.

Uno dei suoi progetti più affascinanti e complessi fu quello della viola organista, uno strumento a tastiera che riprendeva le caratteristiche dell’organo e della viola da gamba, ma, a differenza degli strumenti tradizionali, le corde non venivano percosse o pizzicate, bensì sfregate da ruote azionate da un pedale: il risultato era un suono prolungato che imitava quello di una sezione di archi.

Tra gli studiosi moderni di Leonardo c’è anche chi ha voluto scoprire rapporti impensabili tra la musica e i dipinti del grande inventore: Giovanni Pala, musicista e informatico, sostiene che in una delle sue opere più famose, “L’ultima cena”, Leonardo abbia nascosto una partitura musicale:  la posizione delle mani degli apostoli e dei pani sulla mensa comporrebbero una frase musicale che Pala ha eseguito con l’organo a canne, leggendo le “note” (rappresentate da pani e mani) al contrario, da destra verso sinistra. Alessandro Vezzosi, direttore del museo dedicato a Leonardo Da Vinci in Toscana, pensa che la scoperta possa essere “plausibile”, anche se “- C’è sempre il rischio di vedere qualcosa che non c’è – afferma Vezzosi – ma è certo che gli spazi nel dipinto sono divisi in modo armonico -. – Quando si hanno proporzioni armoniche, si può trovare della musica –” (da “Una melodia nascosta nell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci” in lascuolafanotizia.it). D’altronde, come si legge in “Leonardo e l’amore per la musica” (www.mostradileonardo.com) “nel Rinascimento era frequente collegare le proporzioni estetiche a quelle musicali, considerate un riflesso dell’ordine cosmico, e in dipinti come l’Ultima Cena o l’Annunciazione Leonardo sembra abbia adottato proporzioni derivate da rapporti armonici musicali, costruendo una sorta di «partitura visiva»”.

Leonardo da Vinci, dunque, ha affrontato ogni campo del sapere, trovando soluzioni brillanti, progettando macchine avveniristiche e lasciandoci una ricca eredità di opere d’arte, di studi e di invenzioni, ma il suo insegnamento più grande è rappresentato dal suo esempio: la sua vita infatti ci invita ad essere curiosi e a osservare, a porci domande e a cercare risposte, perché la conoscenza non può avere confini, ma, come sostengono molti maîtres à penser, deve aiutarci a vedere l’invisibile per dare forma all’impossibile.

Lascia una risposta