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Tutto quello che resta di te: storia, identità, umanità

Uscito nel 2025, Tutto quello che resta di te è il nuovo film di Cherien Dabis, attrice e regista palestinese-statunitense. Grazie ad un’iniziativa scolastica, hanno potuto vedere questo film diverse classi del nostro Istituto. L’opera racconta, attraverso la storia vera di tre generazioni di una famiglia palestinese, ottant’anni di dolore, resistenza e speranza di un popolo che continua a lottare per la propria identità. La storia comincia nel 1988, in Cisgiordania, durante la prima Intifada, termine arabo che significa “rivolta”. Qui conosciamo Noor, un ragazzo che partecipa alle proteste contro i soldati israeliani e che viene tragicamente colpito da un proiettile. Da questa scena si passa al presente, dove la madre di Noor, ormai anziana, decide di raccontare la storia di suo figlio. Per farlo, però, deve tornare ancora più indietro, al 1948, l’anno della Nakba. In arabo, “nakba” significa “catastrofe”: è il nome con cui si ricorda l’esodo di circa 700.000 palestinesi, costretti ad abbandonare le proprie case e la propria terra. Tra queste persone ci sono anche i nonni di Noor, che fuggono insieme ai loro tre figli, perdendo non solo tutto ciò che possedevano, ma anche una parte della loro identità. Nel 1978 ritroviamo Salim, il figlio maggiore, ormai adulto e padre di Noor. In una delle scene più forti del film, Salim viene umiliato dai soldati israeliani davanti al bambino, che resta sconvolto e incapace di capire. Quel momento segnerà per sempre la sua crescita e le sue scelte future. Di lì in avanti, la regista ci accompagna dentro le conseguenze di quelle ferite familiari e storiche, fino al momento in cui i genitori di Noor devono prendere una decisione difficile, in cui la loro umanità si scontra con il dolore e la rabbia accumulati nel tempo. È dunque un film che tocca nel profondo, che mostra come, nonostante tutto, resti sempre qualcosa di noi: la speranza. Dopo la visione del film, insieme alla classe, abbiamo riflettuto su come persone comuni come noi, mentre il mondo restava a guardare, abbiano perso tutto in pochi giorni, provando ad immedesimarci in loro e a capire cosa abbiamo provato; abbiamo potuto constatare come proprio in quella tragedia siano emersi il coraggio,  la forza, la resilienza di chi sceglie di non lasciarsi consumare dall’odio. Consiglierei pertanto ai miei coetanei di vedere il film, perché rende  chiaramente la situazione in cui hanno vissuto e vivono ogni giorno le persone nella terra di Palestina, facendoci aprire gli occhi su una questione che ormai seguiamo quotidianamente al telegiornale e verso la quale, purtroppo, stiamo forse sviluppando indifferenza e distacco. 

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